Per
essere Romagna non serve fare una Regione
In queste ultime
settimane è emerso un forte dibattito attorno alla Romagna, a partire dalla sua
autonomia e da un Referendum sulla “Regione Romagna”.
Su questi temi il
Movimento Romagnolo si è più volte espresso articolando idee precise. In
particolare, le posizioni sono state illustrate, da un suo rappresentante
Gilberto Zoffoli, consigliere comunale a Cesena, già in un convegno che si è svolto a Forlì
nell’aprile scorso con la presenza dell’attuale sindaco di Forlì, Drei, dell’ex
sindaco sempre di Forlì, Balzani, dell’on. Di Maio e del vicepresidente del
MAR, Poggiali.
Oggi attraverso
questo documento il Movimento Romagnolo intende riassumere e riproporre al
pubblico dibattito, le sue posizioni circa questi temi.
Innanzi tutto si vuole
ribadire che prima di ogni risvolto organizzativo-strutturale è necessario
richiamare e riaffermare con forza a quale “idea di Romagna” ci
riferiamo, quale idea vogliamo promuovere e avanzare, in quanto questa non può
essere ridotta ad una semplice colorazione folcloristica e di compagnia
conviviale.
La Romagna è
l’identità di un territorio, di un popolo e di una cultura; è l’espressione di
un sistema economico e imprenditoriale; è l’insieme di relazioni che esprimono
capacità e risorse.
In questa
prospettiva diventa per la Romagna rilevante l’ente istituzionale che la rappresenta e che la mette in rapporto
con altri livelli istituzionali. Un ente che sia una realtà capace di elaborare
piani strategici , attuare direzioni politiche e amministrative significative.
Un luogo istituzionale per la Romagna che non può essere ridotto ad un fatto
gestionale di funzioni. In questo senso si dice no alla Romagna come Area
Vasta ed anche no alla Romagna come semplice “unione di Province”,
quale somma pesata di diverse realtà.
Si tratta di
identificare uno spazio istituzionale che:
ü
valorizzi le ricchezze
e le forze che il territorio romagnolo ha nelle sue particolarità e specificità
(“Territorio Romagna”);
ü
consenta ai Comuni,
alle città, alle municipalità di esercitare quel ruolo centrale che devono
avere nel governo del territorio (“la
Romagna delle Città”);
ü
permetta alla
Romagna di avere la capacità autonoma, politica ed amministrativa, di
qualificarsi ed incidere nelle scelte strategiche proprie e relativamente agli
altri territori (“Area Metropolitana
Romagna”).
Quindi si tratta,
prima di tutto di “Essere Romagna”.
Per fare questo non
serve fare della Romagna una Regione!
In un quadro
Europeo non è restringendo i confini delle Regioni che si attribuiscono a
queste la loro giusta collocazione. Anzi è proprio l’opposto! Per l’Italia si
dovrebbe ridurre il numero di Regioni, avviando una revisione costituzionale che
porti alla definizione di macroRegioni.
Comuni, Province
più grandi e macroRegioni dovrebbero essere il quadro istituzionale
rappresentativo degli enti che governano i singoli territori i quali compongono
la nostra nazionale italiana.
Il processo da attivare
è quello di una fusione dei comuni,
per rafforzare e rendere vitale la loro rappresentanza e la loro capacità di governare,
non sottovalutando il sostegno anche economico che devono avere per superare la
fatica amministrativa in cui oggi si trovano. Superamento delle Unioni dei Comuni, sostituendo con eventuali e
semplici convenzioni la gestione comune di funzioni fra comuni. Creazione della Provincia Metropolitana
Romagna, che, oltre alle caratteristiche che identificano la Romagna, con i
suoi 73 comuni e oltre 1.1 milioni di abitanti può sicuramente collocarsi a
fianco delle altre 12 città metropolitane italiane.
Non si può però
sottovalutare l’attuale contesto di “disordine”
istituzionale che soprattutto il quadro normativo ha determinato. La L. 56/2014
(Legge Del Rio) e la L.R. 13/2015 dell’Emilia Romagna (sul riordino
istituzionale) hanno dato per scontato, con superficialità e arroganza, che al
referendum del 4 dicembre avrebbe vinto il sì. Indubbiamente esse complicano la
realizzazione di un progetto che richiede pertanto la scelta di avviare un processo
scegliendo un percorso graduale di attuazione.
Il passaggio
iniziale può essere la “fusione” delle tre Province
(Rimini, Ravenna, Forlì-Cesena) con l’impegno per il riconoscimento di “Provincia Metropolitana Romagna”, il
cui governo deve essere scelto dai cittadini attraverso elezioni dirette e i cui
compiti devono avere un alto valore stategico.
Inoltre il percorso
deve essere attuato con un ampio coinvolgimento. I 73 consigli comunali e i 3
consigli provinciali dovranno esprimersi con atti amministrativi in tal senso.
Un referendum poi può essere sicuramente necessario non però per chiedere la Regione Romagna, ma per sostenere la richiesta di costituzione della “Provincia Metropolitana Romagna”.