venerdì 15 aprile 2016

Io vado a votare e voto sì!


Perché ci sia chiarezza, io vado a votare e voto sì!

Riguardo al referendum di domenica prossima, due sono gli aspetti sui quali occorre decidere. Il primo è se partecipare al voto e, nel caso si vada a votare, occorre scegliere come esprimersi:  decidere per il sì oppure per il no al requisito posto dal referendum!
Innanzi tutto se andare a votare! Il referendum è uno dei tre strumenti di democrazia diretta, previsti dalla costituzione, che vedono i cittadini artefici delle sorti statali. Occorre allora ribadire, proprio per come si articola un referendum e per rispondere alle diverse posizioni, che è legittimo sia andare a votare che astenersi. Certo è che l’astensione non può essere promossa per liquidare in modo frettoloso e non argomentato i temi messi in gioco dal contenuto referendario. Su questo ultimo punto mi pare si possa lamentare una carenza d’informazione e di coinvolgimento dei cittadini chiamati a votare. Non è sufficiente che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi si sia espresso per l’astensione che questa debba diventare motivo di scelta.  
Referendum inutile o necessario! Argomenti a sostegno del sì o motivazioni per il no?
La mia decisione è quella che domenica al referendum andrò a votare, e voterò per il sì!
Quello che mi spinge fortemente in tal senso è che dobbiamo chiedere chiarezza e provocare la politica, scuotere chi è al governo di questo Paese!
Certo è che il quesito referendario sopravvissuto all’esame della Corte Costituzionale ha un impatto limitato rispetto alla questione ben più complessa, sollevata dall’iniziativa referendaria promossa dalle Regioni con gli iniziali sei quesiti. Come noto, infatti, il quesito riguarda la richiesta di non far più durare la concessione estrattiva fino all’esaurimento del giacimento. È d’altro canto pur vero che tale iniziativa ha già sortito l’effetto di far cambiare posizione al Governo, che con il decreto “Sblocca Italia” del 2014 aveva riaperto all’attività di ricerca di nuove riserve di idrocarburi, mentre nella legge di Stabilità del 2016 fa riferimento esclusivo alle concessioni già attive. Così è sopravvissuto questo sesto quesito referendario!
Allora andare a votare per questo referendum ha sicuramente un valore simbolico di richiamo alla questione energetica; il 17 aprile  2016  è  una  buona  occasione  per  porre  l’attenzione  dell’effetto sull’ambiente e sul sistema economico delle nostre spese e dei nostri consumi. Occorre che realmente ci sia il passaggio ad una politica industriale ed energetica più attenta all’ambiente. Serve a poco al nostro governo aderire agli obiettivi di riduzione fissati al COP21 di Parigi del novembre scorso se poi si prolungano e si continua a rilasciare concessioni per trivellazioni.
Rispetto al merito, diversi sono i motivi che mi spingono per esprimere un sì al quesito referendario.
Sul versante ambientale, alcuni argomenti sono che, comunque la si veda, le  attività  di  routine  delle  piattaforme  possono  rilasciare  sostanze  chimiche inquinanti   e   pericolose   per   l’ecosistema  marino,   con  un   forte   impatto sull’ambiente e sugli esseri viventi. Inoltre la  tecnica  dell’airgun  (esplosioni  di  aria  compressa),  producendo  emissioni acustiche,   incide   sulla   fauna   marina   elevando   il   livello   di   stress   dei mammiferi marini, modificando il loro comportamento e indebolendo il loro sistema  immunitario.  Inoltre,  tale  tecnica  provoca  danni  diretti  a  un’ampia gamma di organismi marini e  altera  la  piramide  alimentare.  La  tecnica  dell’airgun  potrebbe  causare anche l'abbassamento della superficie del suolo, la cosiddetta subsidenza.
Altri sul versante economico fanno ritenere che gli idrocarburi presenti in Italia appartengono al patrimonio dello Stato, ma lo Stato  dando  in  concessione  a  società  private , per  lo  più  straniere,  la possibilità  di  sfruttare  i  giacimenti  esistenti  perde  ogni  diritto  su  di  essi. Quindi,  sono  le  società  private  che  guadagnano  da  ciò  che  viene  estratto disponendo degli idrocarburi come meglio credono. Oltre alla scarsità di produzione che deriva dalle estrazioni in corso, bisogna non dimentichiamo che le  ricchezze  dell’economia  italiana  sono  il  turismo,  la  pesca,  il  patrimonio artistico culturale e le piccole e medie imprese. Sono questi i settori in cui lo Stato  italiano  dovrebbe  puntare  essendo  quelli  con  una  maggiore  possibilità di  profittabilità  e  crescita  sostenibile,  mentre  l’estrazione  degli  idrocarburi potrebbe portare a perdite nei settori della pesca e del turismo. Infine ricordiamo che un  esito  positivo  del  referendum  non  farebbe  cessare  immediatamente,  ma solo progressivamente ogni attività di trivellazione in corso e, quindi, anche la perdita di posti di lavoro sarebbe graduale. Inoltre,  questi ultimi potrebbero essere  ampiamente  compensati  dal  lavoro  che  si  potrebbe  creare  investendo nelle energie rinnovabili e in settori industriali compatibili.

domenica 24 gennaio 2016

A Cesena un PD diverso!

A Cesena un PD diverso!

L’assemblea legislativa regionale dell’Emilia Romagna il 12 di questo mese ha approvato due risoluzioni presentate dal PD, entrambe approvate dall’Assemblea, e che impegnano la giunta Regionale in due precise direzioni. La prima, volta al “finanziamento di progetti di rilancio dei centri storici attraverso interventi che passino anche per il sostegno al commercio di vicinato in essi ospitato”, mentre la seconda risoluzione impegna la giunta a “sostenere il settore del commercio indicando come le amministrazioni locali “devono avere un’adeguata considerazione di questo settore”.
Vedendo queste risoluzioni approvate viene da chiedersi ma a Cesena il Partito Democratico in che direzione si muove? Su quali indirizzi si orienta rispetto a quanto sta facendo lo stesso partito a livello regionale? C’è qualcuno che guida questo partito?
Ma ancora di più viene da domandarsi quanto a Cesena il PD interagisca, solleciti, indirizzi promuova, … l’azione di governo di questa giunta! Oppure davvero l’ormai “imposto” piano di mandato del Sindaco non ha  possibilità di verifica, di evoluzione almeno da parte di quel partito, l’unico ormai, che sostiene il governo di questa città?
Queste considerazioni non vogliono certo inserirsi nella gestione e nelle relazioni interne di un altro partito; intendono però rilevare come, forse, LiberaCesena non dice cose fuori dal mondo quando afferma l’urgenza di compiere azioni amministrative concrete di “rilancio del centro storico”, di “sostegno al commercio di vicinato nel centro storico”  e di avere in generale “un’adeguata considerazione verso il commercio”.
Dispiace allora vedere come gli emendamenti al bilancio 2016 che LiberaCesena aveva proposto proprio in queste direzioni, partendo da un alleggerimento fiscale, non siano stati accettati.
Non si comprende come quanto si animi in questa città a favore di un contributo, di proposte per il centro storico, anche attraverso libere iniziative di liberi cittadini, sia sempre e costantemente valutate come contrapposizione all’amministrazione, come azioni nemiche!
Non si giustifica come da una parte il PD regionale sollecita un sostegno al commercio di vicinato mentre dall’altra il PD cesenate continua imperterrito a rafforzare, anzi a raddoppiare grossi centri commerciali, il Montefiore ne sarà un esempio!
Tutto questo non si riesce a capire, diventando ingiustificabile!
Certa, però, è la preoccupazione che questa città sia governata da un partito che non ha più in se la capacità di pensare, confrontarsi e indirizzare a partire dall’interesse comune per Cesena e per il suo futuro! 

Gilberto Zoffoli
Portavoce e Capogruppo consiliare di liberaCesena

NON POSSIAMO TACERE SULLA LIBERTÀ DELLA DONNA

Consiglio Comunale di Cesena
Ordine Del Giorno
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NON POSSIAMO TACERE SULLA LIBERTà DELLA DONNA

PREMESSO
Quanto accaduto durante la notte di Capodanno a Colonia, e verificatisi in preoccupante simultaneità anche in alte città tedesche ed europee riguardo gli orrendi episodi di furto e aggressioni sessuali nei confronti delle donne

il Consiglio COMUNALE DI cESENA
esprime solidarietà e vicinanza alle donne di Colonia e delle altre città
che sono state vittime di oltraggi e abusi sessuali

affermando che
ü Non possiamo tacere sui fatti di Colonia in cui decine di donne sono state vittime di molestie, abusi e violenze. È nostra responsabilità esprimere la ferma e piena condanna di quanto è accaduto, insieme alla solidarietà e vicinanza alle donne che sono state così brutalmente attaccate.
ü Non possiamo non condannare gli uomini che a Colonia si sono avventati come animali sulle donne in festa per il Capodanno perché volevano punire la libertà delle loro vittime. Hanno palpeggiato, molestato, umiliato, violentato, picchiato le donne che osavano andare da sole, considerando prede da disprezzare e da percuotere le donne che facevano pubblicamente uso di una libertà che viene considerata inconcepibile, peccaminosa, simbolo di perversione, perché donne che studiano e lavorano. Che sposano chi desiderano. Che non sono costrette a uscire solo in compagnia dell’uomo. Che bevono e mangiano in libertà, entrano nei locali, brindano a mezzanotte, indossano jeans e magliette, fanno sport e si scoprono per praticarlo, hanno la sfrontatezza di festeggiare il Capodanno con i loro amici maschi. Per chi considera la libertà delle donne un peccato da estirpare, le donne libere sono delle poco di buono da umiliare, da riempire di lividi. Come si fa con gli esseri considerati inferiori!
ü Non possiamo ritenere che la libertà che è stata negata e vilipesa in una delle piazze simbolo dell’Europa — la piazza della più importante cattedrale tedesca — sia meno cruciale della libertà d’espressione colpita un anno fa in Francia nell’assalto a Charlie Hebdo.
ü Non possiamo non considerare i fatti di Colonia come semplice criminalità comune. Sono da considerare un attacco culturale alla nostra libertà e alla nostra civiltà.
ü Non possiamo confondere la grande massa di immigrati e di profughi che oggi chiede accoglienza a tutti i Paesi europei, con gli uomini-animali del Capodanno di Colonia.
ü Non possiamo trascurare che alla base dell’accoglienza e dell’integrazione c’è il rispetto. Il rispetto significa esigere dall’altro quello che si pretende per sé. “Se vuoi che io rispetti la tua religione, devi rispettare la mia. Se vuoi che io rispetti la tua vita, i tuoi valori, le tue abitudini, devi rispettare il mio mondo”. Perché il rispetto non può che essere reciproco. E va praticato come un’etica pubblica riconosciuta da tutti.
ü Non possiamo confondere la realtà dei fatti che ci porta, per proteggere gli stranieri dagli estremismi e dalla xenofobia, a non inorridirci per le donne aggredite e per i diritti violati. In nome del principio, che è a fin di bene, di fare molta attenzione a non suscitare le reazioni violente e a non incoraggiare il razzismo e l’esclusione, si finisce però col nascondere la verità. Riflessi estremisti e xenofobi sono nutriti anche dal silenzio e dagli imbarazzi.
ü Non possiamo non affermare  che chi ha organizzato quei soprusi e violato le leggi deve essere individuato e punito.
ü Non possiamo non chiedere con forza che le indagini delle forze di polizia siano veloci e trasparenti e consentano quanto prima l'individuazione dei responsabili. Il fenomeno ha però di per sé dei tratti inquietanti su cui è bene che sia fatta quanta più chiarezza possibile per evitare che una situazione simile si possa ripetere nuovamente in qualsiasi altro luogo.
ü Non possiamo sottovalutare che le molestie di massa nei confronti di tante donne, la loro libertà negata e vilipesa a Colonia e in altre città europee nella notte di Capodanno sono la spia di una ferita culturale che oggi rischia di travolgere il disegno di una Europa unita nei valori della tolleranza, dell’integrazione pacifica e della solidarietà
ü Non possiamo nasconderci come la violenza contro le donne è, purtroppo, un fenomeno presente ovunque, anzi i diritti delle donne non sono mai stati così nuovamente minacciati come negli ultimi anni, in Asia, nei Paesi arabi, in Africa, negli Stati Uniti, in America Latina e anche in Europa (una donna su tre, secondo gli ultimi dati Eurostat).
ü Non possiamo retrocedere sulla faticosa strada percorsa in tanti anni per perseguire quei traguardi di un’indipendenza adeguata e di una libertà della donna all’insegna dei diritti, nel pieno rispetto delle pari opportunità, per il raggiungimento di una dignità sociale che intende dare il giusto ruolo nella società civile, anche se molta strada è ancora da fare. Nessuno ha il diritto di scalfire queste conquiste.

Cesena, 20 gennaio 2019


Gruppo Consiliare Libera Cesena

Capogruppo, Gilberto Zoffoli