In merito alla discussione su questo documento che
dovrà essere approvato nelle prossime settimane, vorrei toccare due aspetti!
1. L’Atto Aziendale in quanto tale!
2. L’Atto Aziendale più propriamente nei suoi contenuti. Parlando
in particolare di scopo e visione strategica, di territorio e del suo
significato, dell’organizzazione aziendale che si prospetta.
Riguardo l’Atto Aziendale in quanto tale, come
strumento della nuova Azienda Unica Sanitaria Locale della Romagna costituita
il 1° gennaio del 2014, occorre partire con il definire cosa sia questo Atto
Aziendale.
L’Atto
Aziendale è un documento
istituzionale di scopo, di indirizzi, di principi guida dell’organizzazione
generale che contiene alcune decisioni organizzative aziendali le quali
dovranno poi essere implementate e coordinate con il PAL (Piano Attuativo
Locale) e il PAT (Programma delle Attività Territoriali). Richiamo questi
ultimi affinché non ci si dimentichi che l’attenzione va mantenuta alta e
perseguita anche in futuro.
L’Atto
Aziendale è un atto deliberativo
del Direttore Generale! Ma quale Direttore Generale? Di chi stiamo parlando?
Oggi, di fatto, siamo in assenza di questa figura! Sulla stampa stiamo
assistendo ad un “totonomine” su chi potrebbe essere il nuovo DG dell’Azienda
Sanitaria della Romagna. Vedremo nei prossimi giorni! Ma sta di fatto che, con
tutta probabilità chi dovrà deliberare questo Atto Aziendale non sarà lo stesso
che ha prodotto il documento che oggi ci è sottoposto. Dovremmo anche tenere
conto che in questa Regione è cambiato il Presidente, c’è un nuovo Assessore
alla Sanità; la situazione è decisamente diversa rispetto a quella che ha
prodotto il documento che oggi dovremmo discutere!
L’Atto
Aziendale dovrà essere
sottoposto, prima di essere deliberato, alla CTSS (Conferenza Territoriale
Socio Sanitaria) organismo formato dai 74 Sindaci dei Comuni che formano come
territorio l’Azienda Unica della Romagna. Vorrei ricordare, agli amministratori
locali, presenti in questo organismo, che essi rappresentano i cittadini, i
territori di cui sono amministratori. Questo perché l’intervento dei Sindaci
sia fuori da logiche partitiche e di spartizione di potere. Ma anche perché il
“particolare” non può e non deve essere subordinato e annientato dal generale:
una USL unica Romagna non può costituirsi su un azzeramento dei bisogni, delle
caratteristiche, delle particolarità e dei pregi di ogni singolo territorio.
Una ultima considerazione sull’Atto Aziendale in
quanto tale vorrei farla sul percorso fatto per giungere oggi a questo testo.
Partirei da quell’incontro avvenuto nella 1° commissione consiliare del 15
ottobre del 2014 con il Direttore Generale in uscita, Andrea Des Dorides. Ci
presentò delle “bellissime” slide nelle quali, oltre a raccontare gli obiettivi
di mandato che avrebbero dovuto animare il suo lavoro dalla costituzione
dell’Azienda USL della Romagna, e che pertanto tralascio, ci mostrò il percorso
di questo anno trascorso!
Era prevista una prima fase da gennaio a marzo 2014 il
cui principio base doveva essere: “garantire la continuità dei servizi”; una
seconda da aprile a giugno 2014, in cui il principio doveva essere: “orientare
il cambiamento! E una ultima terza fase da luglio a novembre 2014 il cui
principio base doveva essere: “Atto Aziendale condiviso”. A parte lo sfasamento
di tempo, evidente a tutti, la domanda è se davvero questi siano stati i
passaggi compiuti con i principi elencati, il cui metodo doveva essere articolato
attraverso la trasparenza, le decisioni collegiali e la riorganizzazione della
direzione strategica. A mio avviso il giudizio sull’operato di questo anno è
molto negativo e non ha certamente favorito la costituzione di una USL unica di
Romagna fatta a tavolino e costruita con nessun contenuto. Mi pare di capire
che anche il PD, attraverso il suo gruppo consigliare, oggi esprima lo stesso
giudizio! Mi fa piacere anche se sono davvero preoccupato per la sanità in
Romagna.
Il
secondo aspetto che volevo affrontare riguarda l’Atto Aziendale nei suoi
contenuti, ed in particolare sullo
scopo e sulla
visione strategica. Il punto
dell’Atto Aziendale in cui si parla dello scopo, dice: “L’Azienda ha come scopo la
promozione, il mantenimento e il miglioramento della salute, sia individuale
che collettiva, della popolazione residente e comunque presente a qualsiasi
titolo nel proprio territorio, per consentire la migliore qualità di vita
possibile, garantendo i livelli essenziali di assistenza.”
Troppo
spesso le grandi enunciazioni introducono, ma poi rimangono nell’attesa, perché
vengono date per scontate. E ancora non dimentichiamo che quanto citato sopra, ma anche
scritto in altre parti,
rischia di diventare
davvero commovente nell’esposizione
accademica e filosofica generica, perché questo scopo dobbiamo dirlo, è lo
scopo di sempre; credo, e penso non possa essere diversamente, questo è lo
scopo di ogni azienda USL, di quelle che c'erano prima e di quelle che vorremmo
oggi. Questo ci fa
dire che non
basta definire e dire lo scopo.
Occorre costantemente non dirlo, ma verificarlo.
Una
seconda sottolineatura è sulla visione strategica: sull’organizzazione di tipo
reticolare.
Un’organizzazione
di tipo reticolare esprime un sistema di relazioni dentro e fra i diversi
servizi molto particolare. Ritengo sia un’organizzazione che indubbiamente
privilegia l'attenzione sulle relazioni funzionali, cioè sulla
maglia, rispetto invece
all’organizzazione interna delle
unità produttive, cioè
dei nodi. In questa
scelta strategica occorre
anche leggere il
rischio, il pericolo
che in questo Atto Aziendale, attraverso questa scelta reticolare, diventa
rilevante e assordante la gestione
delle relazioni rispetto
all’unità di prestazione dei
servizi. Un reticolo, allora, in cui i legami vengono scelti prima, e
soprattutto senza chiarire la maglia del reticolo nelle sue dimensioni e i nodi
nelle loro caratteristiche di potenzialità; alla fine finisce che abbiamo un
reticolo non chiaro e che rischia
in parte di essere
sbilanciato, con nodi
che finiscono per
avere una diversa dimensione di importanza e stirano la
maglia in più direzioni.
Un’altra
sottolineatura che si deve fare riguarda il significato della territorialità
nel sistema sanitario, soprattutto in
uno scenario come
quello che ci
si prospetta: uno sviluppo
delle reti e un maxi dimensionamento aziendale. Allora il
richiamo è al
territorio “piccolo”, perché il
territorio piccolo torna in
questa prospettiva ad
essere l’ambito privilegiato
del governo dei
processi sanitari e sociali. È il territorio che deve essere considerato
punto di snodo delle reti, deve
costituirsi come ambito
privilegiato di governo
sanitario, sociosanitario e
sociale. Per questo il rapporto
con le Amministrazioni Comunali, soprattutto nei servizi sociosanitari, diventa
importante.
E allora
la dimensione territorio,
e quindi la
definizione dei distretti,
non può essere
secondaria,
soprattutto in un rapporto che deve attuarsi fra otto distretti e 21
dipartimenti.
In
questo c'è il ruolo degli Enti Locali e dei Comuni!
Un
ultimo aspetto da mettere in luce riguarda l'organizzazione aziendale.
A
nessuno può sfuggire, leggendo l’Atto Aziendale, come questo rappresenti la
complessità di un
modello
aziendale, in cui l’intreccio fra la governance, fra le logiche e gli strumenti
di organizzazione e l’intreccio con
l'organizzazione stessa, determini
un sistema di
relazioni orizzontali e verticali
che sono davvero
difficile da individuare, da precisare
e capire, così da rilevare anche chi fa
che cosa, chi e a chi si rende conto, in definitiva quale sia la catena di
comando. In questo Atto Aziendale sono davvero ampi i margini di
discrezionalità. E’ questo
il punto che evidenzio come “pericolo”! I troppi margini
di discrezionalità rischiano di creare sacche e ambiti di
potere in zone
particolari, in funzioni,
in ruoli; sacche
e ambiti di
potere che poi diventano difficilmente controllabili, e
soprattutto possono creare condizioni, e influenzare in maniera
fortemente negativa quello
scopo che si enunciava prima e per il quale questa ASL,
questo Servizio Sanitario deve operare.
Gilberto Zoffoli
Capogruppo Consiliare LiberaCesena
Consiglio Comunale del 19.02.2015