lunedì 2 marzo 2015

Atto Aziendale dell’Azienda Unità Sanitaria Locale della Romagna

In merito alla discussione su questo documento che dovrà essere approvato nelle prossime settimane, vorrei toccare due aspetti!
1.    L’Atto Aziendale in quanto tale!
2. L’Atto Aziendale più propriamente nei suoi contenuti. Parlando in particolare di scopo e visione strategica, di territorio e del suo significato, dell’organizzazione aziendale che si prospetta.
Riguardo l’Atto Aziendale in quanto tale, come strumento della nuova Azienda Unica Sanitaria Locale della Romagna costituita il 1° gennaio del 2014, occorre partire con il definire cosa sia questo Atto Aziendale.
L’Atto Aziendale è un documento istituzionale di scopo, di indirizzi, di principi guida dell’organizzazione generale che contiene alcune decisioni organizzative aziendali le quali dovranno poi essere implementate e coordinate con il PAL (Piano Attuativo Locale) e il PAT (Programma delle Attività Territoriali). Richiamo questi ultimi affinché non ci si dimentichi che l’attenzione va mantenuta alta e perseguita anche in futuro.
L’Atto Aziendale è un atto deliberativo del Direttore Generale! Ma quale Direttore Generale? Di chi stiamo parlando? Oggi, di fatto, siamo in assenza di questa figura! Sulla stampa stiamo assistendo ad un “totonomine” su chi potrebbe essere il nuovo DG dell’Azienda Sanitaria della Romagna. Vedremo nei prossimi giorni! Ma sta di fatto che, con tutta probabilità chi dovrà deliberare questo Atto Aziendale non sarà lo stesso che ha prodotto il documento che oggi ci è sottoposto. Dovremmo anche tenere conto che in questa Regione è cambiato il Presidente, c’è un nuovo Assessore alla Sanità; la situazione è decisamente diversa rispetto a quella che ha prodotto il documento che oggi dovremmo discutere!
L’Atto Aziendale dovrà essere sottoposto, prima di essere deliberato, alla CTSS (Conferenza Territoriale Socio Sanitaria) organismo formato dai 74 Sindaci dei Comuni che formano come territorio l’Azienda Unica della Romagna. Vorrei ricordare, agli amministratori locali, presenti in questo organismo, che essi rappresentano i cittadini, i territori di cui sono amministratori. Questo perché l’intervento dei Sindaci sia fuori da logiche partitiche e di spartizione di potere. Ma anche perché il “particolare” non può e non deve essere subordinato e annientato dal generale: una USL unica Romagna non può costituirsi su un azzeramento dei bisogni, delle caratteristiche, delle particolarità e dei pregi di ogni singolo territorio.
Una ultima considerazione sull’Atto Aziendale in quanto tale vorrei farla sul percorso fatto per giungere oggi a questo testo. Partirei da quell’incontro avvenuto nella 1° commissione consiliare del 15 ottobre del 2014 con il Direttore Generale in uscita, Andrea Des Dorides. Ci presentò delle “bellissime” slide nelle quali, oltre a raccontare gli obiettivi di mandato che avrebbero dovuto animare il suo lavoro dalla costituzione dell’Azienda USL della Romagna, e che pertanto tralascio, ci mostrò il percorso di questo anno trascorso!
Era prevista una prima fase da gennaio a marzo 2014 il cui principio base doveva essere: “garantire la continuità dei servizi”; una seconda da aprile a giugno 2014, in cui il principio doveva essere: “orientare il cambiamento! E una ultima terza fase da luglio a novembre 2014 il cui principio base doveva essere: “Atto Aziendale condiviso”. A parte lo sfasamento di tempo, evidente a tutti, la domanda è se davvero questi siano stati i passaggi compiuti con i principi elencati, il cui metodo doveva essere articolato attraverso la trasparenza, le decisioni collegiali e la riorganizzazione della direzione strategica. A mio avviso il giudizio sull’operato di questo anno è molto negativo e non ha certamente favorito la costituzione di una USL unica di Romagna fatta a tavolino e costruita con nessun contenuto. Mi pare di capire che anche il PD, attraverso il suo gruppo consigliare, oggi esprima lo stesso giudizio! Mi fa piacere anche se sono davvero preoccupato per la sanità in Romagna.
Il secondo aspetto che volevo affrontare riguarda l’Atto Aziendale nei suoi contenuti, ed  in particolare  sullo  scopo  e  sulla  visione  strategica. Il punto dell’Atto Aziendale in cui si parla dello scopo, dice:L’Azienda ha come scopo la promozione, il mantenimento e il miglioramento della salute, sia individuale che collettiva, della popolazione residente e comunque presente a qualsiasi titolo nel proprio territorio, per consentire la migliore qualità di vita possibile, garantendo i livelli essenziali di assistenza.
Troppo spesso le grandi enunciazioni introducono, ma poi rimangono nell’attesa, perché vengono date per scontate. E ancora non dimentichiamo che quanto citato sopra,  ma anche  scritto in  altre  parti,  rischia  di  diventare  davvero  commovente nell’esposizione accademica e filosofica generica, perché questo scopo dobbiamo dirlo, è lo scopo di sempre; credo, e penso non possa essere diversamente, questo è lo scopo di ogni azienda USL, di quelle che c'erano prima e di quelle che  vorremmo  oggi. Questo  ci  fa  dire  che  non  basta  definire e dire lo  scopo.  Occorre costantemente non dirlo, ma verificarlo.
Una seconda sottolineatura è sulla visione strategica: sull’organizzazione di tipo reticolare.
Un’organizzazione di tipo reticolare esprime un sistema di relazioni dentro e fra i diversi servizi molto particolare. Ritengo sia un’organizzazione che indubbiamente privilegia l'attenzione sulle relazioni funzionali, cioè  sulla  maglia,  rispetto  invece  all’organizzazione  interna  delle  unità  produttive,  cioè  dei nodi.  In  questa  scelta  strategica  occorre  anche  leggere  il  rischio,  il  pericolo  che in questo Atto Aziendale, attraverso questa scelta reticolare,  diventa  rilevante e assordante  la  gestione  delle  relazioni  rispetto  all’unità  di prestazione dei servizi. Un reticolo, allora, in cui i legami vengono scelti prima, e soprattutto senza chiarire la maglia del reticolo nelle sue dimensioni e i nodi nelle loro caratteristiche di potenzialità; alla fine finisce che abbiamo un reticolo non chiaro e che rischia  in  parte di  essere  sbilanciato,  con  nodi  che  finiscono  per  avere  una  diversa dimensione di importanza e stirano la maglia in più direzioni. 
Un’altra sottolineatura che si deve fare riguarda il significato della territorialità nel sistema sanitario, soprattutto in  uno  scenario  come  quello  che  ci  si  prospetta: uno  sviluppo  delle  reti  e  un  maxi dimensionamento  aziendale. Allora  il  richiamo  è  al  territorio  “piccolo”, perché  il  territorio piccolo  torna  in  questa  prospettiva  ad  essere  l’ambito  privilegiato  del  governo  dei  processi sanitari e sociali. È il territorio che deve essere considerato punto di snodo delle reti, deve  costituirsi  come  ambito  privilegiato  di  governo  sanitario,  sociosanitario  e  sociale.  Per questo il rapporto con le Amministrazioni Comunali, soprattutto nei servizi sociosanitari, diventa importante. 
E  allora  la  dimensione  territorio,  e  quindi  la  definizione  dei  distretti,  non  può  essere
secondaria, soprattutto in un rapporto che deve attuarsi fra otto distretti e 21 dipartimenti. 
In questo c'è il ruolo degli Enti Locali e dei Comuni!
Un ultimo aspetto da mettere in luce riguarda l'organizzazione aziendale.
A nessuno può sfuggire, leggendo l’Atto Aziendale, come questo rappresenti la complessità di un
modello aziendale, in cui l’intreccio fra la governance, fra le logiche e gli strumenti di  organizzazione e l’intreccio  con  l'organizzazione  stessa,  determini  un  sistema  di  relazioni orizzontali  e  verticali  che   sono  davvero  difficile da individuare,  da precisare e capire,  così da rilevare anche chi fa che cosa, chi e a chi si rende conto, in definitiva quale sia la catena di comando. In questo Atto Aziendale sono davvero ampi i margini  di  discrezionalità.  E’  questo  il  punto che  evidenzio come “pericolo”! I troppi margini di discrezionalità rischiano di creare sacche e ambiti  di  potere  in  zone  particolari,  in  funzioni,  in  ruoli;  sacche  e  ambiti  di  potere  che  poi diventano difficilmente controllabili, e soprattutto possono creare condizioni, e influenzare in  maniera  fortemente  negativa  quello  scopo  che  si enunciava prima e per il quale questa ASL, questo Servizio Sanitario deve operare. 

Gilberto Zoffoli
Capogruppo Consiliare LiberaCesena
Consiglio Comunale del 19.02.2015