giovedì 8 gennaio 2015

Dire Europa!


L’Europa siamo noi è stato il tema di fondo che ha animato la riflessione proposta dalla Presidenza della Repubblica attraverso tre particolari sottolineature: Europa delle culture, Europa dei diritti, Europa delle scienze.
Una sollecitazione, una riflessione intensa e profonda perché parte di questo “essere noi l’Europa”.
Sì, mi pare che occorra partire da qui, perché noi siamo l’Europa!
Allora il tema rilevante e urgente è: 
DIRE EUROPA IN QUESTO TEMPO
Ritengo che questo dire abbia tre sottolineature:
  1. Dire Europa con la memoria dell’origine;
  2. Dire Europa con la novità per l’oggi
  3. Dire Europa con la speranza per il futuro.
Dire Europa con la memoria dell’origine
Sicuramente il Progetto Europeo trova radici nell’esperienza dolorosa della guerra, delle miserie umane e della disperazione. Un’Europa che non si è costituita a partire da un ragionamento su un futuro ideale, condotto dai capi delle Nazioni a tavolino, ma piuttosto un’Europa nata da uno sguardo al passato capace di compiere due esperienze fondamentali: quella della memoria e quella del perdono.
Due esperienze inscindibili!
Certamente il Progetto Europeo conosce il suo impulso in quel “MAI Più” pronunciato all’indomani degli orrori del secondo conflitto mondiale ed anche da quella inquietudine generata dalla contrapposizione che si veniva polarizzando fra blocco occidentale e blocco orientale.
Ma il Progetto Europeo nasce anche, e i Padri fondatori dovevano averlo ben presente, dall’esperienza dolorosa di successive separazioni e rivendicazioni dove il rischio molto forte era quello di un perdono affrettato che non tenesse conto adeguatamente delle ferite non rimarginate e lasciasse aperta la possibilità che queste tornassero a far male.
È in questo fare memoria del passato nel perdono che si possono collocare il fondamento di una coscienza comunitaria e l’urgenza avvertita di dare forme istituzionali. Una consapevolezza questa che giustifica quella “comunità di destino”, quale Robert Schumann  amò definire la caratteristica fondamentale dell’Europa. Ovvero l’impossibilità che ciascuna nazione europea perseguisse il proprio cammino nella storia e perseguisse il proprio sviluppo da sola e per sé soltanto.
La guerra aveva insegnato quanto ciascun paese e ciascun popolo non potesse in alcun modo risolvere le proprie questioni interne se non in una prospettiva comunitaria più ampia, avendo garantiti alcuni equilibri e obiettivi fondamentali di carattere socio economico e politico.

Dire Europa con la novità per l’oggi
È stata una sincera preoccupazione per il bene comune a sostenere De Gasperi, Adenauer, Schumann nell’incoraggiare la fase iniziale del Progetto Europeo intorno agli anni 50. Un’Europa unita come bene comune!
Una realtà che dipende da una forte compenetrazione fra ideali e realtà degli effetti! Per questo l’Europa non può essere un sistema teorico e tecnico, definito una volta per tutte.
Da qui la necessità e il senso profondo di dire Europa con novità per l’oggi!
In questo si gioca una progettualità efficace di cui la politica non può sentirsi estranea soprattutto oggi che la fiducia dei cittadini verso questa istituzione è molto provata da venti populisti ed antieuropei che rischiano di avere la meglio.
Dire Europa con novità per l’oggi, soprattutto alle nuove generazioni, è ricercare l’urgenza di un’Europa come “interesse comune” come ”punto di incontro” tra i popoli, così come si esprimeva Jean Monnet pensatore del sogno europeo, dalle molteplici concezioni di ciascuno può nascere la possibilità di una comunità europea.
Pace, solidarietà, promozione dei diritti fondamentali, creazione di un benessere diffuso, valorizzazione delle specificità nazionali in un quadro continentale sono valori che consentono di dire Europa con novità.
Ma occorre anche

Dire Europa con la speranza per il futuro.
Sì, perché solo con la fiducia e la voglia di futuro è possibile dire Europa!
Sicuramente è necessario che i popoli e gli stati membri dell’Unione Europea ritrovino uno slancio comune per affrontare e risolvere i “punti deboli” che appaiono dalla costruzione comunitaria.
E’ condivisa l’esigenza che si intervenga anche in materia di politica ed economica, oltre che monetaria, rafforzando parimenti il proprio bilancio e le possibilità d’intervento a fini redistributivi e di riequilibrio tra aree che presentano un diverso grado di sviluppo. È necessario, inoltre, il consolidamento di un modello sociale comune, a fronte dell’accentuarsi dei fenomeni speculativi che poggiano sulle differenze salariali e sindacali tra i lavoratori dei diversi Paesi membri. Nemmeno può rinviarsi oltre uno sforzo congiunto sul piano della diplomazia e della difesa, che consenta ai Paesi dell’Unione di parlare con una sola e più autorevole voce alla Comunità internazionale.
Ma insieme ai punti deboli che chiedono di essere affrontati, il futuro per l’Europa si esprime sui temi quali l’occupazione, la promozione di un modello socio-economico sostenibile, la tutela della salute umana e dell’ambiente, una gestione equilibrata delle migrazioni, il nodo della sicurezza strettamente connesso con i diritti dei popoli, la cooperazione con i Paesi poveri nei diversi continenti.
Su questi temi si gioca il futuro dell’Europa! Tutto però con la convinzione che l’Europa è il futuro!

Quel futuro che abbiamo la responsabilità, anche politica, di consegnare alle nuove generazioni.

Zoffoli Gilberto
Consiglio Comunale, Cesena 22.12.2014

Nessun commento:

Posta un commento